Bilancio 2011 - 2012
18 Ottobre 2012

 

Il Bilancio di ALI D'ITALIA è realizzato grazie alle ali di beccaccia (per convenzione l'ala dx) inviate dai cacciatori di tutta Italia, all'interno di buste-contenitore sulle

quali vengono annotati alcuni dati biometrici relativi agli stessi soggetti prelevati.

 

Trattasi di una fondamentale risorsa dati fornita direttamente dai cacciatori, da considerarsi primi mattoni per la ricerca scientifica applicata alla specie.

 

Il Bilancio ALI D'ITALIA 2011-12 si avvale della collaborazione fra BECCACCIAI D'ITALIA-BDI e CLUB DELLA BECCACCIA-CDB; la certificazione dei dati viene effettuata dal CLUB NATIONAL BECASSIERS-CNB e dalla FANBPO.

 

 

 

 

RIEPILOGO  GENERALE:

 

Numero di corrispondenti: 300

 

ALI LETTE: 1772

 

GIOVANI -J:  1339

 

ADULTI -A:  433

 

AGE Ratio: 76% J e 24% A

 

Sex Ratio: 50%

 

BECCACCE PESATE: 1411 (80%)

 

BECCACCE SESSATE: 617 (35%)

 

MEDIA PESO NAZIONALE: 303,4 gr

 

 

 

Note: Le prime beccacce sono state prelevate in Italia nella seconda decade del mese di Settembre 2011. Trattasi di 14 soggetti giovani, dei quali 9 precoci (a muta terminata) e 5 (tardivi muta sospesa). I soggetti sono stati rinvenuti in Provincia di Trento, nel Distretto di caccia sinistra d'Adige. L'andamento dei prelievi della stagione 2011-12 si caratterizza per un debutto precoce nell'arco alpino con tracce anche sull'Appennino centro-settentrionale. La prima decade di novembre presenta un vuoto di incontri, mentre la vera e propria stagione si consolida tra la seconda e la terza decade di Novembre. Caratteristica della stagione è stata la siccità dei biotopi, trascinatasi dalla primavera, con elevate temperature che hanno fatto sostare lo zero termico sopra i 2000 mt di altitudine fino alla fine di dicembre. La siccità è stata presente in tutta l'Europa orientale, causando difficoltà di muta nei giovani e probabilmente (fenomeno ancora da chiarire)


seconde covate (giugno-luglio). La prova ce la fornisce l'elevata presenza di giovani al massimo

livello di muta sospesa (JC4) che hanno raggiunto il 20% del prelievo nazionale. Potrebbero essere

comunque dei giovani nati precoci (aprile) e che hanno incontrato difficoltà di alimentazione (mancanza di proteine) e pertanto non sono riusciti a completare la trasformazione e la sostituzione (muta) di piume e penne, rimanendo quindi allo stato JC4. Se invece riteniamo che siano nati nei mesi estivi (seconda covata) è evidente che non abbiano avuto il tempo per completare la muta al momento della migrazione. Una terza ipotesi potrebbe essere quella non di

"seconde covate" ma di "covate tardive" che riflettono un trend consolidato di "slittamento" sia della migrazione post nuziale che di quella pre nuziale: quest'ultima confermata dalle campagne di inanellamento in corso a San Rossore (fine febbraio e tutto marzo) e dal rinvenimento di beccacce fino alla seconda decade di aprile attraverso il monitoraggio primaverile con i cani da ferma

effettuato sui crinali/canali migratori principali dell'Appennino centrale. Ad oggi, mancando riscontri statistici consistenti sull'accertamento di seconde covate, si propende (CNB) a considerare i JC4 come dei JC1 che non hanno avuto condizioni favorevoli (soprattutto trofiche) per mutare. Se fosse così, avremmo delle medie peso nei JC4 inferiori ai 280 gr (soggetti già sottopeso prima della migrazione, con ulteriore stress di volo). Non è così. Il peso dei JC4 in media

risulta simile a quello dei JC1 e si rinvengono soggetti che raggiungono anche i 350-360 gr. Altra considerazione: all'aumento dei JC4 dovrebbe corrispondere una diminuzione dei JCO e JC1. Non è così. Le beccacce giovani precoci JC0 si mantengono al 20%, mentre i JC1 conservano la leadership tra i soggetti prelevati in Italia al 24%. Si pone quindi una ulteriore domanda. I JC4 che interessano l'Italia hanno forse una provenienza diversa rispetto ai JC1? Sembra di no, poiché li abbiamo prelevati sia sull'arco alpino che in Salento. Una spiegazione potrebbe essere quella della migrazione corta, ovvero i JC4 di buon peso provengono da aree continentali transalpine vicino alle Alpi, e da aree balcaniche vicino alla Puglia; quindi non dalle classiche aree di riproduzione russo-finniche. Sarà un fenomeno da monitorare con attenzione, testimoniato da tanti nuovi nidi già segnalati sull'Arco Alpino in Maggio 2012.

 

La media peso generale è stata di 303,4 gr. inferiore alle stagioni precedenti, a conferma della siccità dei biotopi di svernamento. Non vi sono state (v.grafico media peso per decadi) particolari oscillazioni causate da ondate di gelo. La grande ondata di freddo e gelo siberiano si è abbattuta in italia a febbraio, a caccia chiusa.

 

L'indicatore dell'Age ratio (v.grafico AGE Ratio Italia per Regioni) ovvero la percentuale dei giovani rispetto agli adulti è al 76% e conferma dell'impatto sostenibile del prelievo sulla popolazione che transita e sverna in Italia. In alcune aree dell'Italia, Trentino, Friuli e Puglia, l'Age ratio ha superato l'80% conferendo a quelle regioni la miglior stagione beccacciaia degli ultimi 20 anni. Non è stato così nel centro Italia dove la Toscana con il 52% e l'Umbria con il 62% hanno conosciuto i valori più bassi in Italia (a testimonianza di una stagione mediocre). L'Age ratio italiana è superiore a quella francese, soprattutto negli ultimi tre anni, a conferma della presenza di canali migratori

diversificati che integrano e reintegrano la presenza di beccacce nella penisola. La conferma avviene sempre dalla Puglia, dove nel Salento le beccacce arrivano soprattutto da sotto canali balcanici senza aver prima toccato altre aree italiane, seguendo rotte più meridionali all'incrocio dei Monti Carpazi. L'altopiano dei Carpazi rappresenta infatti il nodo cruciale della migrazione verso l'Italia, le condizioni meteo e di visibilità determinano il passaggio migratorio in direzioneovest o in direzione sud (D.Fluck).

 

Per quanto riguarda la Sex ratio, ovvero la percentuale dei maschi rispetto ai giovani, è attestata al 50%, indicatore di piena sostenibilità del prelievo. E' aumentata la perizia del beccacciaio consentendo il 35% del sessaggio sul totale (in Francia la scorsa stagione nonostante le 8000 ali conferite il sessaggio è stato del 18%). Si conferma l'alto valore degli adulti a muta terminata (ACO al 70% fra gli adulti e al 17% del totale della popolazione). Fra essi è notevole la percentuale di femmine, a conferma delle buone condizioni di riproduzione. Gli adulti (M e F) con alto valore di TSM (1C4-3 e XC4-3 in Italia sono ancora sotto l'1% del totale della popolazione. E' confermata la tendenza degli adulti di scendere non prima del mese di dicembre. La presenza di folto piumino consente forza e resistenza ai primi freddi (al contrario dei giovani)ed è vero che gli adulti,

specialmente i maschi, hanno bisogno di vere ondate di freddo per spostarsi dai siti continentali a ridosso della catena alpina verso l'areale mediterraneo. I maschi presenti a gennaio in Italia sono ancora in fase di discesa, non in salita, smentendo i Key concepts del Documento Ornis.

 

 

 

 

Conclusioni:

 

Il prelievo italiano condotto con l'ausilio dei cani risulta pienamente sostenibile. Il Bilancio 2011-12 si conforma con quello delle ultime tre stagioni. I dati generali confortano il dato di "Wetlands International" sullo status di conservazione favorevole della specie, sottoposta però a flussi annuali che causano impraticabilità delle classiche rotte migratorie e aree di svernamento. La migrazione e il cantonamento di svernamento avviene sempre più a macchia di leopardo. L'Italia conosce e conoscerà aree privilegiate e non, in rapporti di alternanza. I repentini cambiamenti climatici e il depauperamento dei biotopi sono la causa principale di fluttuazioni negative inter annuali. Il riscaldamento climatico incide sulla migrazione favorendo la sosta e la residenza della specie nei paesi transalpini come Austria, Germania, Repubblica Ceca, Polonia, rispetto all'areale mediterraneo siccitoso.

 

 

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